
DONNE E LEADERSHIP: MAGISTRATURA E SANITÀ A CONFRONTO
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- On Marzo 25, 2025
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La presenza femminile nelle due professioni cresce, ma persiste il gender gap nei ruoli dirigenziali e sul piano retributivo.
Negli ultimi anni, la presenza femminile nelle professioni giuridiche e sanitarie è aumentata in modo significativo, ma le donne continuano a incontrare ostacoli nella carriera dirigenziale.
Dai tribunali agli ospedali, il gender gap persiste, limitando l’accesso ai ruoli di vertice nonostante il crescente peso numerico delle donne in queste professioni.
MAGISTRATURA, DOMINIO NEI CONCORSI MA NON NEI VERTICI
Secondo i dati del Ministero della Giustizia,tra il 2016 e il 2022 la percentuale di donne vincitrici dei concorsi in magistratura è oscillata tra il 56% e il 69%, con un picco nel 2019, quando il 69,3% degli idonei era donna. Complessivamente per il CSM le magistrate oggi rappresentano il 56,7% della categoria con picchi di presenze nei distretti: Milano (65%), Napoli (63%), Catanzaro (61%), Torino, Sassari, Catania (60 %). Tuttavia, questa prevalenza non si riflette negli incarichi direttivi: solo un quarto degli incarichi di vertice è ricoperto da donne.
La situazione peggiora negli uffici con giurisdizione nazionali, come la Corte di Cassazione e la Direzione e Procura Nazionale Antimafia, dove la percentuale di magistrate scende al 37%. Un segnale di cambiamento arriva però dal 2008 che ha portato alle nomine di Marta Cartabia, prima donna Presidente della Corte Costituzionale nel 2019 e Margherita Cassano, nominata Prima Presidente della Corte di Cassazione nel 2023.
SANITÀ, MAGGIORANZA FEMMINILE MA NON NEI RUOLI APICALI
Nel settore sanitario, la presenza femminile è ancora più marcata. Oggi il 60% dei medici ospedalieri è donna, le donne medico sono il 58,3% del totale nella fascia tra 24 e i 59 anni (Il Sole 24 Ore), il 75% dei medici di famiglia, nelle regioni del Nord, sono donne. Eppure, solo il 22% di loro arriva a dirigere una ASL.
Il gender gap è evidente anche sul piano retributivo: a parità di ruolo, le donne medico nell’attività privata guadagnano in media il 30% in meno rispetto ai colleghi uomini. Le differenze salariali toccano il 35% in meno per le chirurghe e il 29% in meno per le dentiste.
Mentre nel settore pubblico il trattamento, a norma dei contratti nazionali di categoria, appare, equivalente.
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