Spagna: Just Eat firma con i sindacati un accordo apripista sulle condizioni di lavoro dei fattorini

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  • On Gennaio 5, 2022
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Ad una settimana soltanto dall’annuncio da parte della Commissione Europea della proposta di direttiva sul lavoro tramite piattaforma digitale, è stato firmato in Spagna, dopo un anno e mezzo di negoziazione, il primo importante accordo collettivo tra Just Eat e i due principali sindacati spagnoli, la Unión General de Trabajadores (UGT) e la Confederación Sindical de Comisiones Obreras (CC.OO.).

L’accordo, destinato a regolare le condizioni di lavoro dei fattorini dell’impresa, opererà sull’intero territorio nazionale ed entrerà in vigore a partire da gennaio 2022. Come ha affermato il direttore generale di Just Eat, Patrick Bergareche, si tratta di un accordo pionieristico, che ambisce a diventare il punto di partenza per garantire omogeneità alla futura contrattazione del settore.

Stabilitosi in Spagna nel 2010, Just Eat opera oggi in 2.700 comuni e copre il 95% della popolazione spagnola, con una presenza anche nei comuni con meno di 20.000 abitanti. Conta 2,5 milioni di utenti e 20.000 ristoranti convenzionati, che offrono una scelta che supera le 100 tipologie di cibo, comprensiva di oltre 90 grandi marche di ristorazione.

Sebbene non siano state fornite le cifre esatte, sono tra i 1.000 e i 1.700 i destinatari dell’accordo, vale a dire, i fattorini che sono alle dirette dipendenze della società o in somministrazione. Questo vuol dire che non potranno, invece, beneficiarne i fattorini che lavorano per società di logistica specializzate nelle consegne cosiddette dell’ultimo miglio, che Just Eat utilizza per coprire i picchi di domanda.

Tra i principali contenuti dell’accordo, viene fissato ad 8,5 euro orari il salario base, il che equivale a far arrivare il compenso medio a 15.200 euro lordi annui per un fattorino a tempo pieno e senza contare i bonus. Come sottolineano i sindacati, inoltre, i salari dei lavoratori seguiranno l’andamento dell’indice dei prezzi al consumo, collocandosi, dunque, al di sopra del Salario Minimo Interprofessionale.

L’accordo garantisce altresì un monte ore settimanale effettivo minimo pari all’80% di quello contrattualmente stabilito, assicurando comunque un orario di lavoro giornaliero minimo e riposi settimanali di due giorni. Vengono altresì garantiti 30 giorni di ferie, di cui 15 da godere tra i mesi di giugno e agosto e viene fissato un massimo di 9 ore di lavoro al giorno.

Quanto agli strumenti necessari allo svolgimento della prestazione, si afferma anche che il telefono cellulare utilizzato dai dipendenti in occasione delle consegne debba essere fornito dall’aziendaLo stesso vale per la biciletta e la moto, che di regola è l’azienda a dover fornire, tanto che il testo prevede degli extra per il caso dell’utilizzo di mezzi propri. È prevista, inoltre, una copertura assicurativa da 40.000 a 60.000 euro in caso di morte o invalidità permanente assoluta. Anche la raccolta delle mance è regolamentata mensilmente.

Trattasi anche di una delle prime occasioni in cui le disposizioni della Ley Ridertrovano applicazione concreta per quanto riguarda i diritti di informazione dei lavoratori quanto all’utilizzo degli algoritmi e dei sistemi di intelligenza artificiale, e su come il loro funzionamento incida e abbia effetti sul loro lavoro.

Secondo le organizzazioni firmatarie, l’accordo mira a sradicare l’immagine della precarietà nel settore del food delivery, che genera oltre 1.000 milioni di euro di fatturato in Spagna e con ancora un grande potenziale di crescita, oltre ad aver rappresentato, durante la pandemia, un vero e proprio salvagente per migliaia di ristoranti che non avrebbero potuto altrimenti svolgere la propria attività commerciale.

La speranza è che anche le altre piattaforme, come Deliveroo, Glovo o Ubereats, da sempre critiche nei confronti della citata normativa promossa dal Ministero del Lavoro e ormai in vigore dallo scorso 15 agosto, si adeguino agli standard tracciati con questo accordo.

Credit by:

IPSOA Quotidiano

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