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REDDITO DI CITTADINANZA: GLI OSTACOLI ALLA RIFORMA DEL GOVERNO MELONI

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  • On Novembre 29, 2022
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La manovra economica approvata lo scorso 21 novembre dal governo guidato da Giorgia Meloni cambia le regole sul reddito di cittadinanza. 

Anche se l’idea della cancellazione immediata del beneficio dall’1° gennaio 2023 è stata alla fine accantonata dall’esecutivo, si è comunque attuata una stretta per il prossimo anno prima della sua cancellazione e sostituzione con un nuovo sostegno che avrà un nome diverso e sarà destinato a fragili e over 60. 

Secondo Il Sole 24 Ore grazie alle nuove misure le casse dello Stato risparmieranno 734 milioni di euro contro l’1,8 miliardi di euro della cancellazione immediata.

UN SUSSIDIO “A TEMPO”

I percettori del reddito di cittadinanza considerati “occupabili” (tra i 18 e i 59 anni) avranno il sussidio per i primi otto mesi nel 2023, quindi fino ad agosto compreso. Dopodiché, terminata questa “soluzione ponte”, alla prima offerta di lavoro congrua rifiutata il reddito sarà tolto. 

Dall’1 gennaio 2023, data di entrata in vigore della legge di Bilancio, i percettori considerati “occupabili” avranno sei mesi per formarsi, partecipando a corsi di formazione, per essere accompagnati nella ricerca di un posto di lavoro. Per chi non parteciperà alla formazione il beneficio decadrà. Le Regioni dovranno trasmettere all’Anpal gli elenchi delle persone che non rispetteranno l’obbligo di frequenza.

GLI OSTACOLI PER I LAVORATORI


Il punto chiave sembra quindi quello di far sì che i percettori di reddito di cittadinanza che possono lavorare lo facciano, accompagnati da percorsi di formazione e riqualificazione che possano aiutarli a reinserirsi, o inserirsi per la prima volta, nel mercato del lavoro. 

Un principio che così enunciato non può che essere condivisibile e che trova riscontro ad esempio in un altro dato emerso nei giorni scorsi, ossia il fatto che la maggioranza dei giovani Neet non si trova in condizione di inattività, avvallando quella narrazione del giovane nullafacente sul divano, al contrario sono disponibili a lavorare con una percentuale che al sud supera il 70%

Tra i Neet disoccupati inoltre il 51% cerca lavoro da più di 12 mesi, senza trovarlo. Dati che sembrano confermare come, almeno tra i giovani, il lavoro sia un obiettivo da perseguire e di come gli ostacoli si incontrino soprattutto dal lato della domanda, non dell’offerta. 

Non che l’allineamento tra competenze richiesta da chi cerca lavoro e competenze richieste da chi lo offre sia ottimale, sia chiaro. Per riallinearle occorre però anche e soprattutto una solida domanda di lavoro in grado di indirizzare quelle attività di riqualificazione dei percettori del reddito di cittadinanza che possono consentirgli di avere concrete opportunità di lavoro. E allo stesso tempo un impegno da parte del mondo delle imprese di innovare il loro modo di fare formazione che non può ridursi all’accesso ad incentivi per la formazione generica ma richiede maggior coinvolgimento con il mondo della scuola, della formazione professionale ecc.
 
Altro elemento da considerare è che attualmente il 20% dei percettori di reddito di cittadinanza ha un lavoro, ma un lavoro che non consente loro di uscire dalla soglia di povertà che farebbe decadere il loro accesso allo strumento. Non quindi qualsiasi lavoro, come ad esempio lavori a poche ore mensili, ma lavori che consentano davvero quella “vita degna mediante il lavoro” di cui parla Papa Francesco. 

IL MERCATO DEL LAVORO IN ITALIA

Non è possibile quindi additare i percettori del reddito di cittadinanza, sebbene sia sempre utile aumentare i controlli per verificare i casi di abuso, quanto piuttosto serve una riflessione sulle condizioni del mercato del lavoro in Italia, così come il modo in cui molti degli attori anche pubblici non attuano le numerose disposizioni normative già presenti in materia di servizi per il lavoro.

GLI INTERVENTI NECESSARI


Occorre agire sul lato dell’offerta, come detto, con politiche che aiutino le imprese ad innovarsi, soprattutto nel settore dei servizi nel quale le ore lavorate pro-capite sono più basse e la durata dei contratti è più breve. 

Sul lato della domanda, sapendo che la maggioranza dei percettori di reddito non ha mai lavorato o non lavora da anni, è necessaria una attività di accompagnamento personalizzato che, da soli, i Centri per l’impiego, sui quali poggia oggi buona parte delle attività di supporto, non possono fare, neanche con le nuove risorse previste.

Credit by: LA REPUBBLICA E BOLLETTINO ADAPT

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