Giustizia tributaria da riformare per ridurre il carico della Corte di Cassazione

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  • On Marzo 7, 2022
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Lo scorso 21 gennaio la Corte di Cassazione, in occasione dell’inaugurazione dell’anno giudiziario 2022, ha pubblicato la “Relazione sull’amministrazione della giustizia nell’anno 2021” con cui, con riferimento specifico alle controversie tributarie, ha fornito considerazioni attuali e prospettiche per la deflazione del suddetto contenzioso, nella prospettiva riformatrice intrapresa nell’ambito del PNRR.

In primo luogo, si riscontra l’elevata incidenza, pari al 42,6%, delle controversie di natura tributaria rispetto al totale dei procedimenti civili.

Nonostante l’elevato numero di vertenze tributarie, il 2021 ha comunque fatto registrare:

– una diminuzione del contenzioso tributario di nuova iscrizione, che è passato dai 9.840 ricorsi del 2020 ai 9.339 nel 2021 (segnando così una riduzione pari al 5,1% rispetto al 2020);

– una riduzione del numero dei ricorsi tributari pendenti, che è passato da 53.482 del 2020 a 47.364 nel 2021 (6.118 in meno rispetto all’anno precedente). Per completezza si evidenzia che, al 31 dicembre 2021, il contenzioso tributario ha rappresentato il 42,6% del totale dei procedimenti incardinati nella giustizia civile (in leggero calo rispetto al dato registrato nell’anno 2020, del 44,4%);

– un incremento del numero di ricorsi tributari definiti con la pubblicazione del provvedimento, passato da 9.070 nel 2020 a 15.518 nel 2021, con un incremento del 71% rispetto all’anno precedente.

Con specifico riferimento ai ricorsi definiti nel 2021, la relazione fornisce anche alcuni dettagli interessanti, di seguito riassunti:

– il valore economico complessivo dei ricorsi definiti è di circa di 9.4 miliardi di euro;

– l’Agenzia delle Entrate è risultato essere l’attore più importante, con 7.994 ricorsi (pari al 51,7% del numero di ricorsi definiti) per un valore economico di quasi 7 miliardi di euro (pari al 73,3% del valore complessivo);

– i contribuenti hanno attivato 6.605 ricorsi (pari al 42,7% del numero di ricorsi definiti) per un valore economico di quasi 2.3 miliardi di euro (pari al 24,4% del valore complessivo);

– il numero delle estinzioni dei giudizi è risultato molto elevato, soprattutto per effetto della finestra normativa legata alla “definizione agevolata” delle liti;

– il numero delle pronunce di inammissibilità è piuttosto contenuto (circa il 6% del totale);

– le decisioni di accoglimento dei ricorsi prevalgono nettamente su quelle di rigetto.

Considerazioni attuali e prospettiche offerte dalla Corte di Cassazione

Il quadro sopra delineato conferma, da una parte, l’esistenza di un trend di miglioramento nella gestione dei procedimenti tributari rispetto al passato, grazie all’efficace attività di smaltimento dell’arretrato dei contenziosi in materia tributaria, specialmente quelli più risalenti, e all’effetto dei regimi premiali di definizione delle liti. Dall’altra parte, però, fa emergere in tutta la sua portata i nodi dell’attuale assetto della giustizia tributaria che, come evidenzia la stessa Relazione, impongono una significativa riduzione dei tempi di decisione dei procedimenti, come obiettivo prioritario del PNRR. Invero, tra gli obiettivi quantitativi negoziati con la Commissione Europea nell’ambito del PNRR vi è la riduzione del c.d. disposition time complessivo, ossia la stima del tempo medio atteso di definizione dei procedimenti nei tre gradi di giudizio. L’obiettivo da raggiungere entro il giugno 2026 per i procedimenti civili (ivi inclusi quelli tributari) è di ridurre la disposition time del 40% rispetto al dato 2019 (che vedeva una durata media complessiva dei procedimenti di 1302 giorni).A tal proposito la relazione evidenzia come, alla durata media dei procedimenti civili in Italia, la Corte di Cassazione contribuisca per il 52%.Per ridurre la durata del procedimento di cassazione, sono state avviate nuove azioni per l’incremento del numero dei consiglieri, nonché l’istituzione dell’Ufficio per il processo (ossia una struttura di staff destinata a sostenere i magistrati nello svolgimento delle diverse fasi dell’attività giurisdizionale e a migliorare il coordinamento fra tale attività e quelle proprie delle cancellerie). Esse si affiancano alle misure già adottate, tra cui l’assunzione (come ausiliari) di magistrati in pensione e l’applicazione alla Sezione tributaria di magistrati dell’Ufficio del Massimario e del Ruolo. Nella stessa direzione di efficientamento e di velocizzazione della giustizia tributaria si pone la convenzione tra la Corte di Cassazione e il Dipartimento delle Finanze del Ministero dell’Economia e delle finanze (MEF) del 19 ottobre 2021, con la quale è stata introdotta la possibilità per i giudici di legittimità di accedere, previo rilascio di apposite credenziali, al sistema informativo della giustizia tributaria (S.I.GI.T.), con la facoltà di prendere visione ed estrarre copia di tutti gli atti digitali contenuti nel fascicolo processuale digitale formatosi nei giudizi presso le Commissioni tributarie provinciali e regionali. L’accordo prevede anche la trasmissione da parte della Corte di Cassazione della sentenza adottata nel relativo giudizio affinché ne sia data pubblicità nel fascicolo digitale di merito. Con la convenzione, infine, la Corte e il MEF si sono impegnati per il futuro a garantire la consultazione e lo scambio dei dati e documenti presenti nelle rispettive banche dati, al fine di favorire la conoscenza degli orientamenti giurisprudenziali in materia tributaria. Proprio con riferimento a tale ultimo punto ci si permette di sollevare alcune perplessità. Invero, i principi di indipendenza e autonomia di giudizio suggerirebbero di scongiurare che il MEF – che è di fatto, attraverso le agenzie fiscali, parte in causa del contenzioso tributario – possa sottoporre all’organo giudicante un repertorio giurisprudenziale da esso redatto cui attingere per giungere alla decisione delle vertenze. A maggior ragione laddove si consideri che i recenti massimari pubblicati dal MEF hanno mostrato una scarsa rappresentatività (sia per le tematiche trattate, che per la selezione “geografica” delle sentenze massimate) degli orientamenti della giurisprudenza di merito.

Tra le ulteriori iniziative suggerite per velocizzare la gestione del procedimento tributario, la Corte di Cassazione propone di inserire una previsione normativa nel decreto delegato che chiarisca che anche i giudici delle commissioni tributarie sono legittimati a proporre il rinvio pregiudiziale. Ciò in quanto, nel diritto tributario, l’esigenza di assicurare una tempestiva interpretazione uniforme è particolarmente avvertita per due ordini di ragioni: il continuo succedersi di norme di nuova introduzione, rispetto alle quali il giudice del merito non ha un indirizzo interpretativo di legittimità cui fare riferimento, e la serialità dell’applicazione delle norme che si riflette sulla serialità del contenzioso. La Corte, pur salutando con favore le iniziative sopra elencate, ribadisce in più parti della Relazione l’imminente esigenza di interventi di razionalizzazione del complessivo sistema della giustizia tributaria. Vale la pena citare la Corte che, nelle conclusioni della relazione, si esprime in questi termini: “accanto a numerosissimi giudizi bagatellari che in buona parte si esauriscono nei gradi di merito, vi è un contenzioso di grande rilievo giuridico ed economico, che giunge ineluttabilmente in Cassazione (è questo il motivo per cui mentre da anni le cause tributarie decrescono nei gradi di merito, il flusso dei ricorsi per cassazione è sostanzialmente stabile). Nel 2021 il valore delle cause trattate dalla sezione tributaria della Corte ha superato 9 miliardi di euro, con un tasso di accoglimento dei ricorsi nei confronti delle decisioni delle Commissioni tributarie regionali di gran lunga più elevato di quello del contenzioso ordinario […]. Vi è un larghissimo consenso sulla necessità di riformare la giustizia tributaria affidandola a giudici che la trattino a tempo pieno, mentre oggi per i componenti delle Commissioni (a cominciare dai magistrati che sono circa 1.450) è un secondo lavoro. Sarebbe un passaggio cruciale. Delle 40.756 cause civili definite quest’anno dalla Corte, 15.518 sono in materia tributaria (il 38,1% del totale) e quasi metà dell’arretrato attiene a questa materia. Una riforma reale della giustizia tributaria è forse l’atto più di ogni altro in grado di incidere sui problemi del giudizio di legittimità, riequilibrando il vertice del sistema giudiziario”.

Credit by: IPSOA Quotidiano

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