PNRR e mercato del lavoro: è tempo di riforme e di riformisti
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- On Giugno 17, 2021
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La grave crisi determinata dalla pandemia ha messo in evidenza le grandi fragilità del “sistema Italia”. Ne stanno facendo le spese le categorie più fragili, le donne e i giovani. E’ ormai improcrastinabile, anche per dar vita al PNRR, ad un imponente e duraturo impianto riformatore. Tanti i temi che riguardano l’“universo lavoro”. Tante le necessità di innovazione per intercettare la ripresa: dagli ammortizzatori sociali alla razionalizzazione dei contratti di lavoro, dalle sanzioni per i licenziamenti illegittimi al sistema di accesso alle pensioni.
Idòla così Francesco Bacone, filosofo, politico, giurista e saggista inglese vissuto tra il 1500 e il 1600, definiva quei «pregiudizi della mente» che traggono in errore, indeboliscono la capacità di comprendere le dinamiche sociali. Tra questi gli Idòla fori, ossia idoli della piazza, sono quelli determinati dal linguaggio e dalla sua fallacità, dai suoi equivoci. Molte parole non hanno significato, non corrispondono a nulla di reale, altre ne hanno molteplici, corrispondono a molte cose, sosteneva Bacone. Per evitare di cadere in questi errori partiremo da un paio di definizioni.
Nozione di “riforma” e di “riformista”
Con il termine “riforma” si intende (così si legge dal dizionario Treccani) “Modificazione sostanziale, ma attuata con metodo non violento, di uno stato di cose, un’istituzione, un ordinamento, ecc., rispondente a varie necessità ma soprattutto a esigenze di rinnovamento e di adeguamento ai tempi, l’effetto, il risultato stesso di tale attività, cioè i cambiamenti che si sono operati, le modificazioni che si sono compiute”. Conseguentemente con il termine “riformista” (sempre supportati dal dizionario Treccani) si intende “Fautore di riforme; sostenitore o seguace del riformismo: i r. del sec. 19°; prìncipi r.; partiti r.; socialisti r., nel socialismo italiano delle origini (gli appartenenti alla corrente moderata, opposta a quella dei massimalisti) e della seconda metà del Novecento”.
Le 4 riforme del PNRR
Fatta chiarezza terminologica avviamo, attualizzandolo, il ragionamento sulla necessità di avviare profonde riforme nel nostro ordinamento giuridico. Da oltre 20 anni si parla di “riforme sistemiche” e in questo periodo si sono susseguite riforme “storiche”, “definitive”, di “profondo cambiamento” e addirittura capaci di sconfiggere “la povertà”. Il tema però oggi lo pone con tutta la forza possibile la crisi determinata dal Covid, che speriamo essere in via di definitivo superamento. In questo anno e mezzo il nostro sistema ha mostrato evidenti fragilità e per puntare ad una ripartenza definitiva, capace di svilupparsi nella cosiddetta “next normal” ossia quel nuovo sistema di cose che conseguirà la crisi pandemica, dovrà necessariamente fare i conti proprio con dette fragilità.
Non è un caso che il PNRR, Piano Nazionale di Ripartenza e Resilienza, presentato in Europa dal Governo Draghi dopo aver ricevuto il disco verde dal Parlamento, preveda come pre-condizione per la realizzazione di imponenti misure innovatrici, di 4 riforme strategiche definite di contesto o abilitanti.
In realtà i Piani Nazionali di Ripresa e Resilienza sono essi stessi piani di riforma. Le linee di investimento devono essere accompagnate da una strategia di riforme orientata a migliorare le condizioni regolatorie e ordinamentali di contesto e a incrementare stabilmente l’equità, l’efficienza e la competitività del Paese. In questo senso le riforme devono considerarsi, allo stesso tempo, parte integrante dei piani nazionali e catalizzatori della loro attuazione.
Tre tipologie di riforme
Per meglio chiarire la portata del PNRR posiamo evidenziare come lo stesso preveda tre diverse tipologie di riforme:
· Riforme orizzontali o di contesto, d’interesse traversale a tutte le Missioni del Piano, consistenti in innovazioni strutturali dell’ordinamento, idonee a migliorare l’equità, l’efficienza e la competitività e, con esse, il clima economico del Paese;
· Riforme abilitanti, ovvero gli interventi funzionali a garantire l’attuazione del Piano e in generale a rimuovere gli ostacoli amministrativi, regolatori e procedurali che condizionano le attività economiche e la qualità dei servizi erogati;
· Riforme settoriali, contenute all’interno delle singole Missioni. Si tratta di innovazioni normative relative a specifici ambiti di intervento o attività economiche, destinate a introdurre regimi regolatori e procedurali più efficienti nei rispettivi ambiti settoriali (ad esempio, le procedure per l’approvazione di progetti su fonti rinnovabili, la normativa di sicurezza per l’utilizzo dell’idrogeno).
Soffermandoci sui primi due gruppi e illustriamo la finalità degli stessi interventi.
Il primo è costituito dalle riforme orizzontali, di contesto, e che consistono in innovazioni strutturali dell’ordinamento, d’interesse traversale a tutte le Missioni del Piano, idonee a migliorare l’equità, l’efficienza e la competitività e, con esse, il clima economico del Paese. Il Piano ne individua due: la riforma della pubblica amministrazione e la riforma del sistema giudiziario.
Al secondo gruppo appartengono anche le riforme “abilitanti”, cioè gli interventi funzionali a garantire l’attuazione del Piano e in generale a rimuovere gli ostacoli amministrativi, regolatori e procedurali che condizionano le attività economiche e la qualità dei servizi erogati ai cittadini e alle imprese. Tra questi ultimi interventi, si annoverano le misure di semplificazione e razionalizzazione della legislazione e quelle per la promozione della concorrenza.
Il terzo gruppo raccoglie i vari interventi previsti nelle 6 missioni specifiche in cui è articolata l’operatività del piano. Le missioni riguardano i seguenti temi:
· Missione 1: digitalizzazione, innovazione, competitività, cultura e turismo
· Missione 2: rivoluzione verde e transizione ecologica
· Missione 3: infrastrutture per una mobilità sostenibile
· Missione 4: istruzione e ricerca
· Missione 5: inclusione e coesione
· Missione 6: salute
Alcune considerazioni
Nei momenti di difficoltà economica, e quello che speriamo di lasciarci definitivamente alle spalle, lo è stato in modo drammatico, sono le categorie più fragili a farne le conseguenze più pesanti. I giovani e le donne del nostro Paese. Per avere il senso del difficile rapporto tra giovani e lavoro basta un dato. Secondo Eurostat, nella fascia di età tra 20-34 anni, l’Italia è il Paese con il più alto numero di NEET dell’Unione europea, il 27,8% contro una media Ue del 16,4 per cento. Nella Missione 5 troviamo, tra gli altri, una serie di interventi che hanno obiettivo di assicurare un’integrazione efficace tra le politiche attive del mercato del lavoro e le politiche sociali, anche attraverso forti investimenti nelle politiche di istruzione e formazione (apprendistato duale).
Anche la questione femminile è al centro degli interventi del piano. La mobilitazione delle energie femminili, in un’ottica di pari opportunità, è fondamentale per la ripresa dell’Italia.
Sempre nella Missione 5, è presente uno specifico investimento per sostenere l’imprenditorialità femminile, che ridisegna e migliora il sistema di sostegni attuale in una strategia integrata. L’introduzione di un sistema nazionale di certificazione della parità di genere intende accompagnare le imprese nella riduzione dei divari in tutte le aree più critiche per la crescita professionale delle donne, e rafforzare la trasparenza salariale. Inoltre, i progetti sull’housing sociale potranno ridurre i contesti di marginalità estrema e a rischio di violenza che vedono maggiormente esposte le donne. Anche la valorizzazione delle infrastrutture sociali e la creazione di innovativi percorsi di autonomia per individui disabili previsti nella
In materia di lavoro il PNRR prevede tanti interventi che direttamente o indirettamente incideranno in modo energico nell’intero impianto sistemico dei prossimi anni. Dalla formazione alle politiche attive, dalla lotta al lavoro sommerso a temi di superamento di disuguaglianze di genere, fino ad arrivare alla creazione di un sistema duale per rendere i precorsi formativi dei giovani maggiormente allineati alle necessità del mercato del lavoro. Ciò solo per fermarci alla Missione 5 ma tanti altri interventi li troviamo trasversalmente inseriti nelle altre Missioni.
Unitamente a questo ampio percorso di riforme il Ministro del Lavoro Orlando deve però procedere ad urgentissimi percorsi di innovazione dell’attuale impianto normativo del lavoro. Il “cantiere lavoro” deve smarcare nei prossimi mesi una revisione di temi decisivi per il buon funzionamento del mercato del lavoro: gli ammortizzatori sociali, la razionalizzazione dei contratti di lavoro, le sanzioni in seguito a licenziamenti illegittimi (le innovazioni giurisprudenziali hanno smantellato l’impianto del Jobs Act), il sistema di accesso alle pensioni (a fine anno ci conclude la costosa sperimentazione di Quota 100).
Insomma, c’è tanto da fare e va fatto rapidamente. Presto e bene. Il gioco si fa davvero duro. Pertanto, ricordando John Beluschi nel suo film “Animal House”, c’è davvero da augurarsi che in campo scendano, o continuino a giocare, i competenti, le migliori forze del Paese, persone che si approccino alle questioni complesse con la competenza e la consapevolezza di scrivere una pagina storica per l’Italia. Persone capaci di riformare senza urlare. Che passino meno tempo sui social network e più alla scrivania a lavorare. Il nostro Paese è pieno di grandi professionisti e persone volenterose e capaci. E’ questo il loro tempo.
Tempo da riformisti.
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IPSOA Quotidiano
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